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Video polizia ungherese: "acqua e cibo rifiutati da migranti"

9/4/2015

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L'accerchiamento mediatico di questi giorni nei confronti dell' Ungheria ha dimenticato "accidentalmente"  di mostrare alcune immagini come queste che vi proponiamo e che la polizia ungherese ha fatto circolare, clandestini che rifiutano in mal modo acqua e cibo distribuito dagli agenti ungheresi.
  
Al contrario pero' dei giorni scorsi sulla rete non sono mancate foto fasulle fatte ad hoc alla stazione keleti come quella nella quale si ritraggono dei bambini immortalati a guardare delle provviste d'acqua destinate proprio a loro da dietro una sbarra di protezione e strumentalizzate in fantastorie di pietà e di una "polizia disumana e feroce" che gli negherebbe per l'appunto la distribuzione d'acqua. Ecco Un altro ridicolo tentativo dei buonisti di sinistra di puntare il dito verso i "cattivi" Ungheresi e di scuotere la sensibilità e la coscienza dell'opinione pubblica, con lo scopo di attribuire colpe inesistenti al  governo Ungherese di Orban.
 
Sempre dalla rete e sempre t
ra i "più buoni"  ma questa volta da alcuni Italiani a Budapest (non rifugiati ma ospiti regolari nel territorio Ungherese di Orban)  è partita una vera e propria gara di solidarietà "spammata" su diversi gruppi Fb per una raccolta e distribuzione di beni di prima necessità da distribuire ai migranti entrati illegalmente sul territorio ungherese con la speranza sia di loro gradimento visto che quelle del governo ungherese che ricordiamo sta facendo regolarmente il suo lavoro di identificazione che richiede l'europa non piace agli stessi migranti. Infatti Al tal proposito ieri l'ambasciata Ungherese di Roma ha rilasciato questo comunicato: 
“In base alle regole comunitarie, l’Ungheria ha due oblighi fondamentali per quanto riguarda i migranti: se qualcuno entra il paese illegalmente, le autorità ungheresi cercano di fermarli e di registrarli. Inoltre se le autorità vengono a conoscenza che una tale persona cerca di lasciare il paese, devono verificare che abbia i documenti necessari per il viaggio, perchè il solo fatto che qualcuno é stato registrato in Ungheria come richiedente asilo non gli permette di lasciare il paese per un altro stato membro” – come ha spiegato il Segretario di Stato.

  
   
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Immigrazione: Accerchiamento mediatico dell'Europa nei confronti dell’Ungheria. Perchè ?

9/2/2015

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Budapest, 2 sett – Da alcuni giorni stiamo assistendo all’accerchiamento mediatico nei confronti dell’Ungheria dipinta come fosse unnido di egoismo e nazionalismo becero.

Era dai tempi dell’invasione dell’Armata Rossa, che sedò la rivoluzione anti sovietica, che non si sentiva parlare così tanto dell’Ungheria. Oggi si sprecano le prime pagine e i fiumi d’inchiostro. E il motivo è presto detto: l’immigrazione intesa dal bon ton politico dominante non ammette critiche e condanne. Chi non si allinea viene additato al pubblico ludibrio.

Perchè dopo aver consolidato l’autostrada mediterranea che trasporta migliaia di clandestini ogni giorno, i trafficanti di uomini hanno aperto una nuova via attraverso l’asse balcanico. Una via che parte dalla bucherellata Grecia e dalla doppiogiochista Turchia per entrare nell’Unione europea da sud est.

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Quel che arriva da Romania e Bulgaria non fa notizia, agli occhi indignati del buonista europeo interessano solo muri e fili spinati.


Quello steso sulla frontiera serbo-ungherese (circa 200 km scarsi) ha creato un allarme sproporzionato e malizioso. La provincia serba che confina con l’Ungheria è la Voivodina, un’area a forte presenza magiara e per questo divenuta autonoma su riconoscimento del governo di Belgrado. Tra l’Ungheria del sud e la Serbia del nord non ci sono grosse differenze culturali. Tutta quest’area che possiamo allargare fino alla Transilvania fa parte di quella porzione d’Europa che fu terra di confine fino al diciassettesimo secolo facendo i conti con l’espansione turca e pagandone spesso le conseguenze con il sangue.

Sulla scorta di quanto appena detto appare ridicola qualsiasi accusa fatta nei confronti degli ungheresi dipinti dai benpensanti come costruttori di muri e cattivoni che non aprono le loro frontiere alla disperazione di chi cerca asilo.

La decisione del governo ungherese invece va letta viceversa alla luce di un’esigenza pratica. Tutta la regione al confine con la Serbia è agricola e pianeggiante. Gli spostamenti sono veloci – anche grazie ad una autostrada, una ferrovia ed un affluente del Danubio – e senza ostacoli.Nella totale assenza di una politica comune europea, Budapest si limita a fare quello che qualsiasi nazione sovrana dovrebbe fare: difendere i confini. 

E così oggi ci si indigna per del filo spinato posto sul confine serbo, ma si sorvola sul muro che divide il Texas dal Messico. Potenza di un’informazione asservita ai poteri forti.

In realtà c’è anche dell’altro. L’Ungheria è già da tempo sul banco degli imputati e le ragioni sono tutte politiche. Il governo di Budapest è il principale ribelle in seno all’Ue che si contrappone alla macchina di integrazione bancaria filo tedesca.

Il capo del governo magiaro, Viktor Orban e il suo partito Fidesz sono l’antitesi del politicamente corretto europeo. Nemmeno l’Autria di Haider riuscì ad essere così tanto odiata.

Il filo spinato posto sul confine serbo è solo l’ultimo dei pretesti alimentati artificialmente. Le politiche magiare a favore della famiglia tradizionale, sulle adozioni e sui diritti di coppia sono state avversate a Bruxelles così come le modifiche apportate alla Costituzione dal 2011 e il controllo politico operato sulla banca centrale ungherese. A completamento della lista, il governo Orban ha posto il partito comunista fuori legge e oggi guarda con interesse crescente alla Russia di Putin. Inaccettabile per le istituzione europee asservite agli interessi statunitensi e per la stessa Nato che in Ungheria ha qualche base militare.

L’Ungheria vuole invece esistere e lo fa riconoscendosi in un’identità. E un’identità per sopravvivere ha bisogno del mantenimento.

Quelli che invece oggi si indignano, i benpensanti, i buonisti da salotto, sono gli stessi che nel ’56 si girarono dall’altra parte mentre i carri sovietici sedavano nel sangue le istanze di libertà di chi voleva conservare la propria identità.

fonte: Giuseppe Maneggio
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Emergenza Immigrazione: L'Ungheria alzerà un muro lungo il confine con la Serbia

6/17/2015

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l governo ungherese alla Ue: "Non possiamo più aspettare". La barriera sarà alta quattro metri e coprirà tutti i 175 chilometri di confine serbo

Quattro metri di muro per tener fuori i 
clandestini che ogni giorno entrano irregolarmente lungo il confine incustodito con la Serbia.
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Oggi il ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha annunciato che l'Ungheria costruirà una barriera lungo la frontiera serba per fermare il flusso dei clandestini.
"L'immigrazione - ha denunciato Szijjarto - è uno dei problemi più seri che affronta l’Unione europea oggi". Da mesi il primo ministro Viktor Orbàn accusa l'Unione europea di non fare abbastanza per fermare l'emergenza immigrazione. "I Paesi dell’Ue cercano una soluzione ma l’Ungheria non può aspettare ancora", ha messo in chiaro il ministro degli Esteri spiegando che la barriera dovrà coprire tutti i 175 chilometri di confine con la Serbia.

Nel giorno in cui papa Francesco invita tutti a "pregare perché le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono", l’Ungheria ha annunciato che costruirà una barriera per fermare i clandestini.

Non è l'unico Paese che, davanti all'incapacità di gestire l'emergenza immigrazione, ha optato per una misura tanto estrema. Nelle ultime settimane, infatti, la Francia, la Svizzera e l'Austria hanno già chiuso le frontiere con l'Italia ripristinando controlli serratissimi lungo iconfini. Sebbene l'Eliseo abbia annunciato un piano ambizioso per creare 10.500 nuovi posti letti per accogliere richiedenti asilo e rifugiati, l'atteggiamento del governo francese a Ventimiglia non è affatto cambiato. Per il quinto giorno consecutivo sugli scogli dei Balzi Rossi, nella zona di Ponte San Ludovico, è rimasto il gruppo di immigrati, fermi a pochi metri dal confine, in attesa di poter superare le Alpi francesi.

Fonte
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ENORME BOOM EDILIZIO IN UNGHERIA: +26,5% NEL 2014 (+27,8% PERMESSI COSTRUZIONE)

3/5/2015

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In Ungheria il numero di permessi di costruzione di nuove case è cresciuto del 27,8% su base annua nel 2014, anno in cui sono stati costruiti in tutto 1.083 milioni di metri quadrati di superficie nel Paese. I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica mostrano un totale di 9.633 permessi consegnati nell’ultimo anno.
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 La superficie edificata totale mostra un incremento del 26,5% del costruito. Per gli edifici non residenziali si registra invece un calo del 5,6% rispetto ad un anno prima, con un totale di 5.033 permessi a costruire e un’area di 2.441 milioni di metri quadri edificata, in calo del 9,1% rispetto al 2013. Gli edifici industriali rappresentano il 42% del totale, che per il 21% è costituito da fattorie e per il 7% da commerciali.
fonte: stopeuro.org
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Ungheria e Russia: da Orban una lezione di sovranità

2/18/2015

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Budapest, 18 feb – Il primo ministro ungherese Viktor Orban e il presidente russo Vladimir Putin si sono incontrati ieri a Budapest per un importante vertice finalizzato alla chiusura di accordi commerciali e industriali, tra cui l’assistenza russa alla modernizzazione dell’unica centrale nucleare ungherese e la partnership nel settore del gas naturale. Mosca è il primo partner commerciale dell’Ungheria al di fuori dell’Unione europea.
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Partendo dalla fine, un sicuro segnale della rilevanza degli accordi sul gas, solo in parte svelati, consiste nella reazione del commissario per l’energia della Ue, Maros Sefcovic, che si è lamentato dell’esclusione della Commissione dalla squadra negoziale, adducendo possibili violazioni delle regole della concorrenza. Per inciso, il medesimo pretesto – quello delle regole sulla concorrenza – utilizzato dalla Commissione stessa per far fallire nel dicembre scorso, su pressione d’oltreoceano, il grande progetto delgasdotto South Stream.


Turkish Stream
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La mossa di 
Orban può allora interpretarsi come una risposta rapida e pragmatica alle prospettive da vera emergenza in merito agli approvvigionamenti di gas almeno per l’Europa centro-meridionale, dal momento che Mosca ha deciso circa un mese fa di reindirizzare esattamente tutta la prevista capacità del South Stream verso un nuovo gasdotto, il “Turkish Stream” che collegherà la Russia alla Turchia con terminale prossimo al confine greco, lasciando agli europei l’onere di realizzare le eventuali infrastrutture di collegamento.


È innanzi tutto nell’ingegneria e nella costruzione del tratto sotto il Mar Nero del Turk Stream che i due leader avrebbero concordato di utilizzare la joint venture russo-magiara già costituita in funzione del South Stream, di fatto soppiantando la nostra 
Saipem, già esclusa con il fallimento del precedente progetto.

Inoltre, pare che Orban abbia cercato l’appoggio della Russia per sviluppare l’ambizioso progetto di connessione del terminale del nuovo gasdotto dal confine greco all’Ungheria stessa, passando per la Grecia, la Macedonia e la Serbia, tutti stati le cui relazioni con Mosca sono poco o per niente influenzate dall’euroburocrazia.

Infine, avrebbe avuto un ruolo centrale la questione degli stoccaggi del gas russo, attualmente dislocati in massima parte in Ucraina, di cui potrebbe farsi molto volentieri carico l’Ungheria una volta realizzata la predetta connessione al Turkish Stream, trasformandosi in un “hub” del gas con conseguenti diritti commerciali e potere negoziale, probabilmente anche nei confronti della stessa Italia, oltre che di paesi come Bulgaria, Romania, Slovenia, Croazia, e in misura minore della Slovacchia, della Repubblica Ceca e dell’Austria.

Grado di dipendenza dal gas russo
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E pensare che, in fondo, anche Orban – sebbene critico – ha votato le sanzioni alla Russia in relazione alla crisi ucraina, probabilmente per non alienarsi completamente i partner europei, ma come si vede quando si tratta degli interessi congiunti di due paesi sovrani non ci sono risentimenti che tengano. In questo senso, gli interessi dell’Ungheria sono evidenti,dipendendo per quasi il 45% dal gas russo. Per l’Italia, la misura della stessa dipendenza è dell’ordine del 30% ma in crescita in ragione delcrollo delle importazioni della Libia.


Nel corso della conferenza stampa al termine del vertice di Budapest, il primo ministro ungherese ha dichiarato che l’economia europea non sarà mai competitiva senza la Russia, e che sia l’Ungheria che la Russia hanno bisogno l’una dell’altra per assicurare forniture e trasporto stabili del gas: “Ho chiaramente affermato che l’Ungheria ha bisogno della Russia. Per noi ungheresi è importante che la Russia sia aperta ai prodotti ungheresi. E l’Ungheria è interessata a ottenere forniture energetiche affidabili dalla Russia”. Orban ha poi aggiunto di essere “personalmente sicuro che la cooperazione e le buone relazioni servano gli interessi non solo dell’Ungheria, ma anche dell’intera Europa”, sostenendo che l’isolamento della Russia è semplicemente “impossibile”.

Tornando sulle questioni di competitività, per chi non l’avesse ancora chiaro Orban ha ricordato che “chi crede che l’economia europea sarà competitiva senza la cooperazione con la Russia e chi pensa che la sicurezza energetica possa essere garantita in Europa senza le forniture dalla Russia sta solo coltivando illusioni”, augurandosi quindi un pronto ristabilimento di normai relazioni commerciali, con evidente riferimento alle sanzioni e alla relativa risposta del Cremlino.

Putin da parte sua ha ricordato che il ruolo dell’Ungheria come paese di transito del gas non è diminuito con la cancellazione del South Stream: “Sfortunatamente, abbiamo dovuto cancellare il progetto del gasdotto South Stream, ma credo che l’esperienza che abbiamo costruito insieme con i partner ungheresi, e le relative joint venture, possa essere utilizzata anche insieme ai nostri amici turchi rispetto alla realizzazione del Turkish Stream”, aggiungendo che “sono sul tavolo diverse opzioni, e siamo pronti a discuterne con chiunque sia interessato alla cooperazione”.

Un interesse, questo, ribadito a chiare lettere da Orban, non solo per quanto riguarda il tratto sottomarino del Mar Nero, ma anche l’estensione attraverso la Grecia e i Balcani fino all’Ungheria.

I due leader hanno infine concordato i termini generali delle forniture di gas dopo il 2015, legando le facilitazioni commerciali anche all’impegno da parte ungherese a costituire importanti sistemi di stoccaggio, come ha ripetuto lo stesso Putin al termine dell’incontro.

Grado di dipendenza energetica complessiva

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Dall’Italia, avremmo certamente preferito vedere il nostro presidente del consiglio al posto di Orban, prima di tutto per ragioni molto pragmatiche, tra cui ladipendenza energetica complessiva dell’Italiadall’estero, che è superiore al 75%, almeno 10 punti in più rispetto a quella ungherese, i danni miliardari all’ingegneria nazionale del settore oil & gas dovute sia alla cancellazione del South Stream sia al conflitto libico, e i danni altrettanto importanti al settore agro-alimentare dovuti alle contro-sanzioni della Russia. In secondo luogo, anche per ragioni di orgoglio e sovranità nazionali, concetti che sembrano del tutto estranei almeno agli ultimi tre governi italiani.

Ma si sa, Matteo Renzi
 e la sua sgangherata maggioranza sono impegnati nelle fondamentali riforme istituzionali e i suoi ministri persi nelle polemiche sui calciatori stranieri e – più seriamente ma anche più pericolosamente – nella ricerca tremebonda di una improbabilissima soluzione politica alla crisi libica.


Articoli di Francesco Meneguzzo
Fonte: ilprimatonazionale.it
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Lavoro obbligatorio per i detenuti delle carceri ungheresi

11/28/2014

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Dal prossimo anno in Ungheria i detenuti saranno tenuti per legge a "contribuire al costo del loro internamento" mediante forme di attività lavorativa non ancora specificate. Secondo un articolo del Magyar Nemzet la decisione significherebbe che 12mila dei circa 18mila detenuti delle carceri ungheresi dovranno lavorare.
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Sono infatti esclusi coloro la cui la salute non lo permette e i detenuti che hanno già raggiunto l'età pensionabile. Secondo l'articolo negli ultimi 4 anni il numero degli internati che hanno lavorato in prigione e per l'organizzazione di istituti correttivi sono aumentati di diverse migliaia. Jozsef Lajtar, vice capo del servizio "business e IT" del sistema detentivo ungherese, lo scorso anno le aziende di prodotti agricoli e industriali all'interno del sistema carcerario hanno totalizzato entrate per 14 miliardi di fiorini.
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La banca centrale è nuovamente di proprietà degli ungheresi

11/2/2014

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L'UNGHERIA HA CACCIATO L'FMI E ADESSO CONTROLLA E STAMPA MONETA SENZA GENERARE DEBITO PUBBLICO. 

L’Ungheria si libera dei vincoli dei banchieri. Dopo che è stato ordinato  all’FMI di abbandonare il paese, la nazione adesso stampa moneta senza debito. L’Ungheria sta facendo la storia.

Mai più dagli anni ’30 con il caso della Germania, un paese europeo aveva osato sfuggire alle grinfie dei cartelli bancari internazionali controllati dai Rothschilds. Questa è una notizia stupenda che dovrebbe incoraggiare i patrioti nazionalisti del mondo intero ad intensificare la lotta per la libertà dalla dittatura finanziaria.

Già nel 2011 il primo ministro ungherese,  Viktor Orbán promise di ristabilire la giustizia sui predecessori socialisti che avevano venduto il popolo della nazione alla schiavità di un debito infinito con i vincoli del FMI (IMF) e lo stato terrorista d’Israele. Queste amministrazioni precedenti erano infiltrate da israeliani nelle alte cariche, in mezzo al furore delle masse che alla fine, in reazione, hanno votato il partito  Fidesz di Orban.

Secondo una relazione sui siti germanofoni  del “National Journal”, Orbán si è accinto a scalzare gli usurai dal trono. Il popolare e nazionalista primo ministro ha detto all’FMI che l’Ungheria non vuole né richiede “assistenza” ulteriore dal delegato della Federal Reserve di proprietà dei Rothschild. Gli ungheresi non saranno più costretti a pagare esosi interessi a banche centrali private e irresponsabili.

Anzi, il governo ungherese ha assunto la sovranità sulla sua moneta e adesso emana moneta senza debito e tanta quanto ne ha bisogno. I risultati sono stati nientemeno che eccezionali. L’economia nazionale, che vacillava per via di un pesante debito, ha ricuperato rapidamente e con strumenti inediti dalla Germania nazionalsocialista.

Il ministro per l’Economia ungherese ha annunciato che grazie a “una politica di bilancio disciplinato” ha ripagato il 12 agosto 2013 il saldo dei 2,2 bilioni di debito all’FMI, prima della scadenza ufficiale del marzo 2014. Orbàn ha dichiarato: “L’Ungheria gode della fiducia degli investitori” che non vuol dire né l’FMI né la Fed o altri tentacoli dell’impero finanziario dei Rothschild. Piuttosto si riferiva agli investitori che producono in Ungheria per gli ungheresi, creando crescita economica vera, e non già la “crescita di carta” dei pirati plutocratici, bensì quel tipo di produzione che assume realmente le persone e ne migliora la vita.

Con l’Ungheria libera dalla gabbia della servitù agli schiavisti del debito non c’è da meravigliarsi che il presidente della banca centrale ungherese gestita dal governo per il bene pubblico e non per l’arricchimento privato abbia chiesto all’FMI di chiudere i battenti da uno dei paesi più antichi d’Europa. Inoltre, il procuratore generale, ripetendo le gesta dell’Islanda, ha accusato i tre precedenti primi ministri del debito criminale in cui hanno precipitato la nazione.

L’unico passo che rimane da fare per distruggere completamente il potere dei bancksters in Ungheria, è di attuare un sistema di baratto per lo scambio con l’estero come esisteva in Germania con i nazional socialisti e come esiste oggi in Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, i cosiddetti  BRICS, una coalizione economica internazionale. E se gli USA seguissero la guida dell’Ungheria, gli americani potrebbero liberarsi dalla tirannia degli usurai e sperare in un ritorno a una pacifica prosperità.

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L'Ungheria minaccia di uscire dall’Unione Europea

10/30/2014

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László Kövér, speaker del parlamento ungherese, ha fatto capire che se Bruxelles indicherà all’Ungheria come va governato il paese, l’Ungheria può abbandonare l’Ue.
È già il secondo paese che minaccia di uscire dall’Ue.
È possibile parlare ormai di una tendenza?
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Nell’Ue è difficile trovare un altro paio di Stati tanto dissimili. La Gran Bretagna è un veterano, l’Ungheria è un “coscritto”. La Gran Bretagna è un donatore, e lo scandalo scoppiato tra Londra e Bruxelles è dovuto appunto al fatto che Bruxelles ha chiesto alla Gran Bretagna contributi supplementari. L’Ungheria non pretende affatto al ruolo di donatore. La Gran Bretagna si esprime per l’irrigidimento delle sanzioni antirusse, mentre l’Ungheria ne soffre forse più della Russia stessa.

In altre parole, l’Ungheria e la Gran Bretagna sono sue casi limite. Se quello che le unisce ancora nell’Ue è l’intenzione di uscire dall’Unione Europea e i dubbi in merito alla solidarietà europea, allora si può dire che questi paesi sono arrivati al limite. Anche se è vero che la stessa Ungheria, malgrado tutti i suoi buoni sentimenti nei riguardi della Russia, non revoca la propria firma sotto il cosiddetto terzo pacchetto di sanzioni e non si rifiuta di rafforzare la NATO con un centinaio di militari ungheresi inviati in Lituania, i quali vi sono arrivati il giorno prima nell’ambito della nuova dottrina militare della alleanza per la garanzia della sicurezza dei Paesi baltici.

L’Ungheria non è convinta che l’Ue sia capace di difenderla. Bruxelles non ha fatto niente per proteggere l’Ungheria davanti agli USA e, quindi, ha fatto il gioco degli americani nel tentativo di punire l’Ungheria. Tutti si rendono, infatti, conto che le accuse di corruzione contro una serie di altolocati funzionari ungheresi servono solo da copertura. Ciò in primo luogo perché la corruzione in Ungheria non supera il medio livello europeo. In secondo luogo, questi fatti di corruzione non sono stati nemmeno provati.

È invece ovvia l’intenzione del premier Orban e del suo team, malgrado le pressioni esercitate, di mantenere i rapporti con Mosca. Pertanto, stando ai politici ungheresi, i tentativi di punirli per questo rappresentano un’ingerenza negli affari non solo esteri ma anche in quegli interni. Lo speaker László Kövér ha fatto capire che se Bruxelles indicherà all’Ungheria come va diretto il paese, l’Ungheria può uscire dall'Unione Europea. Il deputato dell’Europarlamento, Thomas Deutsch, molto influente in Ungheria, ha detto che i valori europei sono "troppo lontani". "Spetta a noi stessi determinare il nostro futuro nell’Ue ", ha detto il deputato.

Già in agosto Viktpr Orban ha avvertito l’Occidente che la Russia rimane il principale partner economico dell’Ungheria fuori dell’ambito dell’Unione Europea: "In politica cio si chiama segare il ramo sul quale stai seduto”. Se è così, allora l’unica possibilità di non cadere insieme con il ramo è saltare giù dallo stesso da solo.

Riuscirà l’Ungheria a farlo? Risponde Vasilij Koltašov, vicedirettore dell’Istituto della globalizzazione e dei movimenti sociali:

Adesso l’Ungheria non ha dove uscire. Ma le sue autorità cominciano, probabilmente, ad esercitare una seria pressione sulla euro-burorazia per strappare cedimenti e per ottenere una migliore posizione nell’ambito dellUe. Si tratta ancora di ricatto. Ma l’Ungheria dimostra di essere pronta ad uscire. Questa disponibilità non è fittizia. Tale quadro è nuovo per le élites europee. Ciò vuol dire che tra qualche tempo anche altri paesi dell’Europa Orientale possono occupare questa posizione. Allora l’Ue avrà a che fare con un’opposizione molto più seria alla propria politica. Alla fine avremo in Eurasia un’integrazione assolutamente nuova.

L’Ue può dare all’Ungheria risorse finanziarie attraverso la Banca Centrale europea. Può allargare le possibilità delle autorità ungheresi per il finanziamento della politica sociale, per la legislazione sul lavoro. L’Ue può persino chiudere un occhio sul fatto che l’Ungheria non eseguirà i molteplici memorandum dell’Ue e non peggiorerà ancora la situazione materiale della popolazione. Ma l’Ue non può proporre all’Ungheria lo sviluppo della sua economia. Pertanto le piccole concessioni che le autorità ungheresi riusciranno a strappare alla burocrazia europea non metteranno il punto nella crisi dei rapporti. Successivamente l’Ungheria dovrà lo stesso sollevare la questione dell’uscita dall’Ue. Ma anche la sola dichiarazione dell’Ungheria cambia già la situazione, in quanto dimostra che la crisi economica, la crisi sociale nell’Unione Europea si è trasformata già non solo in una crisi politica ma anche in preludio alla disgregazione politica. 

Fonte: La Voce della Russia
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Ambasciata d’Italia a Budapest: Avviso per voli low cost da Budapest

7/27/2013

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A seguire riportiamo il comunicato dell'Ambasciata d'Italia in Ungheria rivolto ai viaggiatori che partono dall'aeroporto di Budapest utilizzando compagnie aeree low cost e soprattuto ai passeggeri Wizz Air.
Anche in seguito ad un incremento del numero di segnalazioni da parte di turisti italiani giunte all’Ambasciata d’Italia a Budapest, si ricorda che le compagnie low-cost che servono lo scalo di Budapest, in particolare la compagnia WizzAir, effettuano stringenti controlli sulla dimensione, sul peso e sul numero dei bagagli, con il pagamento di pesanti tariffe nel caso in cui ci si presenti al gate d’imbarco con un bagaglio di numero, dimensioni o peso maggiori di quelli indicati sul biglietto. Tali costi aggiuntivi, previsti contrattualmente in maniera non equivoca, comportano un notevole incremento del costo del volo che spesso gli utenti non prendono in considerazione.
Per evitare spiacevoli disagi con il personale preposto al controllo, con il quale le comunicazioni talvolta non sono facili per problemi di lingua, si raccomanda vivamente di controllare le misure del bagaglio e, nel caso si abbia un bagaglio piú grande di quello risultante sul biglietto, si raccomanda di regolarizzare il biglietto pagando la differenza - ed ottenendo una tariffa meno cara di quella applicata al gate - nei seguenti modi: entrare nel sito web della compagnia; oppure contattare il call-center; oppure rivolgersi al check-in dell’aeroporto anche in caso di biglietto elettronico.
Dettagliate istruzioni in italiano sulla dimensione, peso e composizione del bagaglio ammesso sono reperibili nel sito della compagnia WizzAir al link:
http://wizzair.com/it-IT/useful_information/baggage 

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WIFI sui treni ungheresi della MÁV

5/22/2013

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La compagnia di trasporti ungherese MÁV-START ha comunicato l'introduzione della rete wifi su 200 dei suoi treni entro la fine del mese di maggio 2013. Secondo le stime della MÁV sarebbero tra i 20mila e i 30mila i passeggeri ad utilizzare ogni giorno il servizio di connessione a internet senza fili sui suoi treni. I nuovi router wifi saranno installati su un totale di 735 vagoni delle linee Intercity ed Espresso.

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